Paolo Uccello

Firenze, 1397 - Firenze, 1475

Paolo di Dono, noto come Paolo Uccello per la passione nel ritrarre volatili, è stato un importante interprete della pittura fiorentina della prima metà del 1400.

Si interessò moltissimo allo studio della prospettiva, dando un fondamentale impulso all’adozione di tale metodo raffigurativo.

La formazione di Paolo Uccello fu inizialmente di stile gotico, successivamente evoluta con l’adozione della prospettiva e della potenza plastica di Masaccio e Brunelleschi.

Le notizie sulla sua formazione sono scarse, si sa che nel 1407, a soli dieci anni, era nell’elenco dei garzoni del Ghiberti, con Donatello e Masolino da Panicale, dove vi rimase alcuni anni collaborando alla realizzazione della porta nord del Battistero.

Nel 1414 si iscrisse alla Compagnia di San Luca, e nel 1415 all’Arte dei Medici e Speziali. Le cronache dell’epoca raccontano che, fino al 1424, Uccello dipinse diverse opere, tutte perdute o di difficile attribuzione poiché realizzate in stile tardo gotico, come la Creazione e Peccato Originale o la Madonna del Beccuto.

Nel periodo 1425-1430 soggiornò a Venezia e probabilmente realizzò l’Annunciazione, oggi conservata ad Oxford.

Rientrato a Firenze nel 1431, quando le nuove correnti stilistiche si stavano imponendo con le opere di artisti come Masaccio e Donatello, realizzò le decorazioni del Chiostro Verde di Santa Maria Novella con Storie dalla Genesi.

Non ricevendo altre grandi commissioni a Firenze, decise di andare a Bologna, dove realizzò l’Adorazione del Bambino in San Martino, della quale restano solo dei frammenti, e forse il Ritratto di giovane, oggi a Indianapolis.

Rientrato a Firenze nel 1432, dipinse le Storie Francescane in Santa Trinita, quasi del tutto distrutte.

Nel 1435 Uccello fu incaricato di decorare la Cappella dell’Assunta nel Duomo di Prato, con una serie di affreschi tra i quali il Beato Jacopone da Todi, oggi conservato la Museo Civico. In alcune delle opere di Prato si nota l’evoluzione dello stile dell’artista, che sempre più abbraccia le novità rinascimentali.

Tornato a Firenze nel 1436, ricevette l’incarico di decorare l’Orologio di Santa Maria del Fiore e di realizzare i cartoni per le vetrate della cupola.

Nel 1445 giunse a Padova su invito di Donatello, e nel Palazzo Vitaliani realizzò alcune figure di Giganti, oggi perse.

Tornato a Firenze, tra il 1447 e il 1465 realizzò diverse opere, molte delle quali perdute. Quelle sopravvissute sono le Storie dei Santi Eremiti nel chiostro di San Miniato al Monte, gli episodi della Battaglia di San Romano, divisi in più parti conservate a Londra, a Parigi e agli Uffizi, la Tebaide, custodita nella Galleria dell’Accademia, la Crocifissione, oggi a New York, e due versioni del San Giorgio e il Drago, una conservata a Londra e l’altra a Parigi.

Chiamato dal duca Federico di Montefeltro, dal 1465 al 1468 soggiornò a Urbino, dove realizzò una tavola di cui resta la predella raffigurante il Miracolo dell’ostia, custodita nella Galleria nazionale delle Marche. Allo stesso periodo dovrebbe risalire anche il dipinto della Caccia notturna, oggi a Oxford.

Rientrato a Firenze alla fine del 1468, l’ormai anziano Paolo Uccello trascorse alcuni anni di inattività, dei quali restano dei disegni conservati agli Uffizi. Morì nel dicembre del 1475 e venne sepolto nella chiesa di Santo Spirito.

Paolo Uccello fu fonte d’ispirazione per Piero della Francesca, ma non ebbe allievi diretti, anche se alcune sue opere sono attribuite a ipotetici collaboratori definiti Maestri, come l’Adorazione del Maestro di Karlsruhe e la Predella di Quarate dell’omonimo Maestro. L’assenza di concreti riscontri sull’esistenza di suoi allievi, fa supporre che i vari Maestri siano solo degli pseudonimi.

L'arte è l'espressione della personalità: io, l'artista, io sono importante nell'arte,: io mi devo esprimere, eventualmente, io devo comunicare. Questo è tutto quello che è importante nell'arte. Ciò ha rovinato l'arte.
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