Donato Bramante, figlio di Angelo da Farneta e di Vittoria di Pascuccio detto Bramante, nacque nel 1444 nei pressi di Urbino e fu architetto, pittore e teorico dell’architettura, tra le principali personalità del Rinascimento.
La sua formazione artistica si svolse quasi certamente a Urbino, città che gli permise di entrare in contatto e osservare artisti come Piero della Francesca, Luca Signorelli, Melozzo da Forlì e Pinturicchio.
Bramante riuscì a oltrepassare la tradizione lombarda, intrisa di elementi tardo gotici e toscani, grazie al suo spiccato senso della monumentalità, che espresse con ritmica e unitaria articolazione delle masse architettoniche, modellate con una raffinata sensibilità per colori e atmosfere.
Grazie allo studio degli edifici classici svolto a Roma, Bramante approfondì questa sua tendenza all’ampio e sereno respiro spaziale, che raggiunse il suo apice nel Tempietto di San Pietro in Montorio e in San Pietro in Vaticano.
Bramante esercitò una profonda influenza sull’architettura della sua epoca, a lui è ricollegabile soprattutto l’arte del Sansovino, del Sanmicheli, del Peruzzi e del Palladio.
Bramante fu anche pittore. I suoi dipinti, in gran parte perduti o rovinati, furono caratterizzati da composizioni ampie e consistenti, con uno stile sensibilmente influenzato da Melozzo da Forlì e da Mantegna, come mostrano i Filosofi dell’antichità, affrescati nel 1477 sul palazzo dei Priori di Bergamo, e il Cristo alla Colonna del 1480, opere custodite nella Pinacoteca di Brera.
Tra il 1480 e il 1499 Bramante svolse la sua attività principalmente alla corte di Ludovico il Moro, a Milano, realizzando molte opere, come il disegno della Prospettiva fantastica e la ricostruzione della chiesa di San Satiro.
Dal 1488 collaborò ai lavori per il duomo di Pavia, realizzò un disegno per il chiostro della canonica di Sant’Ambrogio, condusse alcuni lavori nel castello ducale di Vigevano e progettò la tribuna absidata di Santa Maria delle Grazie. Nel 1497 i suoi modelli furono usati per quattro chiostri del convento presso il duomo di Abbiategrasso.
Nel 1499 si trasferì a Roma, dove realizzò molte importanti opere: il Chiostro di Santa Maria della Pace, l’abside di Santa Maria del Popolo, Palazzo Caprini, residenza di Raffaello, il Tempietto di San Pietro in Montorio, il Palazzo dei Tribunali e il Cortile del Belvedere.
Tra i tanti lavori affidati da Giulio II a Bramante, i più importanti sono la realizzazione di Via Giulia e, soprattutto, quelli della nuova fabbrica di San Pietro e del Palazzo Vaticano.
Il suo progetto per San Pietro era un edificio a pianta centrale con più absidi e con un’alta cupola retta da un tamburo fiancheggiato da quattro torri. I lavori per la cupola iniziarono nel 1506 e giunsero sino al completamento del coro provvisorio poligonale, nel 1512, ma furono bruscamente interrotti nel 1513, alla morte di Giulio II.
Poco dopo, nell’aprile del 1514, anche Bramante morì, a circa settant’anni, e fu sepolto nelle grotte vaticane.
Il progetto di Bramante per San Pietro fu ripreso nel 1547 da Michelangelo, che Bramante stesso aveva largamente osteggiato nell’assegnazione delle commissioni papali d’inizio Cinquecento. Nell’incarico di responsabile della Fabbrica di San Pietro, Michelangelo adottò il progetto di Bramante preferendolo a quello del Sangallo, semplificandolo nella pianta e disegnando la grande cupola.