Filippino Lippi

Prato, 1457 - Firenze, 1504

Filippino Lippi, nato a Prato intorno al 1457, fu pittore figlio d’arte e iniziò la sua formazione nella bottega del padre, Filippo Lippi. Svolse un’intensa attività artistica in diverse città italiane, tra le quali Firenze e Roma furono quelle che lo influenzarono maggiormente, soprattutto la seconda, per via della passione per l’antico e per il mondo classico.

A dieci anni seguì il padre Filippo, noto pittore, a Spoleto, dove iniziò la sua formazione nella bottega del cantiere del Duomo. Qui disegno il monumento funebre nel quale il padre venne sepolto nel 1469. Successivamente si recò a Firenze per lavorare prima con Fra Diamante e, nel 1472, con Botticelli.

Le opere realizzate da Filippino Lippi nel periodo 1478 – 1485, come la Morte di Lucrezia della Galleria Palatina di Firenze, i Tre Arcangeli e Tobiolo della Galleria Sabauda di TorinoEster scelta da Assuero di Chantilly e Vasti in esilio fuori le mura di Susa del Museo Horne di Firenze, parte di storie dipinte su cassoni nunziali, si caratterizzano per il linearismo complesso e vibrante, di sicura influenza botticelliana.

Al 1480 circa risale il completamento degli affreschi della Cappella Brancacci di Santa Maria del Carmine, iniziati di Masaccio, con la Resurrezione del figlio di Teofilo e San Pietro in cattedra, il San Pietro In Carcere Visitato Da San Paolo, la Liberazione Di San Pietro Dal Carcere e la Disputa di Simon Mago e Crocifissione di San Pietro, dove inserì il suo autoritratto.

Del 1485 circa è l’Apparizione della Vergine a San Bernardo presso la Badia Fiorentina, uno dei dipinti più belli e suggestivi di Filippino, e l’Annunciazione e Santi, oggi al Museo Capodimonte di Napoli, opere nelle quali emerge l’eco della pittura fiamminga.

Altre opere significative realizzate a Firenze entro il 1488 sono la Pala Nerli di Santo Spirito, l’avvio degli affreschi della cappella Strozzi in Santa Maria Novella e la Pala degli Otto, oggi agli Uffizi, in cui gli influssi di Botticelli si confondono con alcuni tratti tipici dello stile leonardesco. La Pala degli Otto, prima di essere affidata al Lippi, era stata inizialmente commissionata proprio a Leonardo, e poi al Ghirlandaio.

Tra il 1488 e il 1493, subendo il fascino delle testimonianze dell’antico, Filippino Lippi si recò a Roma, città nella quale iniziò a studiare l’arte classica con grande passione e interesse filologico. Per molti dei suoi disegni s’ispirò agli edifici antichi e fu uno dei primi a scoprire e approfondire il particolarissimo e strano mondo delle grottesche.

A Roma, Filippino Lippi realizzò gli splendidi affreschi della Cappella Carafa in Santa Maria sopra Minerva, opera che esprime un nuovo stile decisamente più grandioso, ottenuto con decorazioni di gusto manieristico e con un’esplicita complicazione del movimento.

Dopo il rientro a Firenze nel 1492, Filippino Lippi produsse molte altre opere di grandissima qualità, come l’Apparizione di Cristo alla Madonna, oggi a Monaco, l’Adorazione dei Magi, conservata gli Uffizi, e il completamento degli affreschi della cappella Strozzi in Santa Maria Novella, con le Storie dei santi Filippo e Giovanni.

Nel 1501 eseguì il Matrimonio mistico di santa Caterina di Alessandria per la chiesa di San Domenico a Bologna. Nel 1503 realizzò, per i Priori di Prato, la Madonna col Bambino e santi, conservata nel Museo Civico cittadino. Lo stesso anno dipinse la Pala di Francesco Lomellini, conservata a Palazzo Bianco di Genova.

Pochi mesi prima di morire, Filippino Lippi partecipò alla commissione per la scelta della posizione del David di Michelangelo, che venne installato proprio nel punto proposto da Filippino, davanti Palazzo Vecchio in piazza della Signoria. Iniziò anche il Polittico per la Santissima Annunziata, ma non fece in tempo a completarlo poiché morì nell’aprile del 1504. Il Polittico fu ultimato dal Perugino, Filippino fu sepolto nella chiesa di San Michele Visdomini a Firenze.

L'arte più perfetta non sta troppo a calcolare, e l'arte elaborata non ha bisogno di star lì a ragionare, sia perché agiamo a somiglianza della natura, sia perché la natura agisce insieme con noi.
Giordano Bruno
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Leonardo da Vinci

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