Domenico Ghirlandaio, vero nome Domenico Bigordi, fu l’ultimo interprete della corrente pittorica pre-savonaroliana, figlio di un orafo rinomato per le ghirlande di metalli preziosi con le quali si adornavano le facoltose signore fiorentine.
Allievo di Alessio Baldovinetti, attento alle novità raggiunte nella bottega del Verrocchio e nel circolo mediceo, elaborò un’arte contraddistinta dall’equilibrio compositivo, sostenuta da grande attenzione per la tecnica e dall’uso morbido del colore. Le figure delle sue opere trasmettono sempre una certa serenità.
La prima opera del Ghirlandaio, datata 1471, fu un affresco dei Santi Girolamo, Barbara e Antonio Abate nella pieve di Cercina.
Nel 1472 si iscrisse alla Compagnia di San Luca, poco dopo affrescò la Madonna della Misericordia e Pietà in Ognissanti a Firenze, il Battesimo di Cristo in Sant’Andrea a Campi Bisenzio, il San Cristoforo, affresco staccato e conservato a New York, e la Cappella di Santa Fina nel duomo di San Gimignano.
Intorno al 1475 Ghirlandaio fu a Roma, accolto dai potenti fiorentini residenti. Qui ebbe stretti rapporti con Giovanni Tornabuoni, banchiere dei Medici e tesoriere del papa, che gli commissionò alcuni affreschi in Santa Maria sopra Minerva, perduti, e il ritratto di Giovanna Tornabuoni, sua nuora, oggi a Madrid.
Tornato in Toscana, dipinse la Madonna in trono col Bambino e Santi, una delle sue prime prove su tavola conservata nel Duomo di San Martino a Lucca, e il San Girolamo nello studio, presso la chiesa di Ognissanti di Firenze.
Tra il 1476 e il 1486 Ghirlandaio dipinse tre cenacoli: il Cenacolo della Badia di Passignano a Tavarnelle Val di Pesa, il Cenacolo Ognissanti e il Cenacolo San Marco, entrambi a Firenze.
Nel 1481 fu nuovamente a Roma, convocato da Sisto IV tra i frescanti della Cappella Sistina, insieme a Perugino e Botticelli. Ghirlandaio realizzò gli affreschi della Vocazione dei primi apostoli e della Resurrezione.
Dal 1482 la bottega fiorentina del Ghirlandaio, nella quale muoveva i primi passi il giovanissimo Michelangelo, ricevette molte commissioni, diventando una delle più attive della città. Si occupò di affrescare la Sala dei Gigli di Palazzo Vecchio e gli ambienti di Villa di Spedaletto a Volterra, con il perduto Vulcano e i suoi assistenti.
Tra il 1485 e il 1490, nelle chiese fiorentine di Santa Trinità e Santa Maria Novella, Ghirlandaio eseguì le opere che lo resero celebre: nella prima decorò la Cappella Sassetti con episodi della vita di San Francesco e con l’Adorazione dei Pastori, nella quale inserì il suo autoritratto; nella seconda decorò la Cappella Tornabuoni con il ciclo di affreschi sulle storie della Vita di Maria e di San Giovani, importante anche perché ricco di ritratti di personaggi dell’epoca, e con la Pala Tornabuoni, smembrata e in parte distrutta, conservata in vari musei.
Altra specialità del Ghirlandaio furono le pale d’altare, prodotte per le principali chiese fiorentine, come la Sacra conversazione di Monticelli e la Sacra conversazione degli Ingesuati, dipinte nel periodo 1483 – 1484 ed entrambe agli Uffizi, e l’Adorazione dei Magi degli Innocenti del 1488, presso la galleria dell’omonimo ospedale, nella quale inserì un altro suo autoritratto.
Altre opere uscite dalla sua bottega sono l’Adorazione dei Magi Tornabuoni, oggi agli Uffizi, l’Incoronazione della Vergine, presso il Museo Eroli di Narni, il Cristo in gloria con quattro Santi e un donatore, alla Pinacoteca di Volterra, e la Visitazione di Parigi.
Domenico Ghirlandaio morì all’inizio del 1494, venne sepolto nel cimitero di Santa Maria Novella a Firenze.