Il Rinascimento: Il Rinascimento a Roma

La Cappella Sistina di Michelangelo

A causa della natura del terreno sul quale sorgeva, all’inizio del 1500 la Cappella Sistina subì alcuni danni che causarono crepe nella volta, affrescata con un cielo stellato. Nonostante alcuni tentativi di ripristino, nel 1504 si resero necessari nuovi lavori strutturali e decorativi.

Per le decorazioni Giulio II scelse Michelangelo, già affermato scultore grazie a capolavori come la Pietà Vaticana e il Davide, ma noto anche per alcune pitture, come la perduta Battaglia di Cascina e il Tondo Doni.

Michelangelo, osteggiato dagli altri artisti alla corte papale, non prese di buon grado l’invito del Papa, sia perché riteneva la pittura un’arte inferiore alla scultura, sia perché non amava la Cappella Sistina, che definiva un granaio.

Dopo le iniziali esitazioni, Michelangelo studiò un primo progetto, che vedeva figure di apostoli sui peducci, quadrature architettoniche, storie della Genesi nei riquadri centrali, figure di veggenti, episodi biblici, antenati di Cristo sulle vele, e la decorazione delle lunette sopra le pareti affrescate nel 1481 da Perugino, Botticelli e Ghirlandaio.

Nel 1508 Michelangelo avviò i lavori, inizialmente con l’aiuto da alcuni colleghi ma, insoddisfatto, li allontanò, continuando la colossale impresa da solo, aiutato da qualche garzone.

Nel 1510 l’opera era quasi a metà quando l’irrequieto Michelangelo, irritato dai continui problemi economici della sua famiglia, interruppe i lavori.

Quando decise di riprendere gli affreschi, ebbe modo di vedere il proprio lavoro dal basso, fatto che lo spinse ad aumentare la scala delle figure, ridurre l’affollamento delle scene, inserire gesti più eloquenti, e diminuire i piani di profondità.

I lavori ripresero nel 1511 e Michelangelo procedette con grande velocità. L’energia delle figure venne enfatizzata dall’imponenza della Creazione di Adamo e dai movimenti vorticosi delle prime scene della Creazione. Grazie all’armonizzazione di tutto il ciclo effettuata col colore, con toni brillanti e chiari, Michelangelo nascose le differenze stilistiche e il risultato fu un vero capolavoro.

L’inaugurazione del 1512, avvenuta poco prima della morte del committente Giulio II, consacrò Michelangelo maestro assoluto anche nell’arte pittorica.

La Cappella Sistina ha visto l’intervento anche del grande Raffaello. Dopo la morte di Bramante nel 1514, infatti, Leone X lo mise a capo della fabbrica di San Pietro e lo incaricò di preparare dieci cartoni per arazzi da collocare nella parte bassa della cappella.

Raffaello ebbe diverse difficoltà nello svolgere l’incarico, sia per il diretto confronto con gli affreschi di Michelangelo, sia per la tecnica scelta, l’arazzo, che richiedeva il disegno in negativo delle scene e riduceva notevolmente le possibilità cromatiche e di dettaglio. Tuttavia, Raffaello non si perse d’animo, e realizzò disegni perfetti che, tessuti a Bruxelles, divennero arazzi bellissimi e apprezzati dall’intera corte papale.

L’ultimo intervento nella Cappella Sistina fu nuovamente di Michelangelo, chiamato da Clemente VII nel 1535 ad affrescare il Giudizio Universale, completato nel 1541 sotto il pontificato di Paolo III.

Michelangelo realizzò un nuovo capolavoro, denso di figure e personaggi in pose articolate e aggrovigliate, resi nudi difronte al giudizio di Dio.

L’opera del genio fiorentino venne tuttavia criticata, proprio per le scene di nudo definite immorali da alcuni prelati. Dopo la morte di Michelangelo nel 1564, infatti, un suo allievo, Daniele da Volterra, venne incaricato di coprire le nudità con dei panneggi, per questo prese l’appellativo di “braghettone”.

I restauri eseguiti nel 1980 e nel 1994, hanno restituito l’originale e inatteso splendore degli affreschi michelangioleschi e rimosso la maggior parte delle coperture di Daniele da Volterra.


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Henry Miller


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