Il primo Papa che si occupò del rilancio culturale di Roma fu Martino V, in carica dal 1417 al 1431, che si ristabilì nella sede apostolica nel 1420, e che indisse nel 1423 un giubileo per celebrare la rinascita cittadina.
Prima di giungere a Roma, Martino V soggiornò a Firenze, dove venne a contatto con la realtà artistica locale. Successivamente, infatti, chiamò diversi artisti fiorentini a partecipare al suo programma di rinascita, tra cui Masaccio e Masolino da Panicale.
Il piano di rinascita di Martino V puntava a restituire lustro alla città con un obiettivo politico ben definito: recuperare lo splendore della Roma antica per proclamarsi continuatore ed erede dei fasti dell’Impero Romano.
I due poli Vaticano e Laterano furono i primi a essere oggetto della ricostruzione. Nel Vaticano fu trasferita la residenza papale, iniziando l‘evoluzione della zona oltre il Tevere da periferia a centro del potere religioso. Il polo Laterano, invece, fu oggetto di una ristrutturazione artistica, con i perduti affreschi della basilica di San Giovanni ai quali lavorarono, nel periodo 1425-1430, Gentile da Fabriano e Pisanello.
In questi anni la città diventò luogo di attrazione per molti artisti, desiderosi di approfondire e confrontarsi con la tradizione classica attraverso la ricerca e lo studio delle rovine della Roma antica. La prima notizia di un viaggio a Roma svolto da artisti stranieri è però antecedente al pontificato di Martino V e risale al 1402: si tratta dei fiorentini Brunelleschi e Donatello, giunti nella città eterna per studiare l’arte classica, percorso che li porterà a diventare padri fondatori del Rinascimento.
Anche Pisanello e i suoi assistenti presero spesso ispirazione dai resti antichi, il loro approccio fu però diverso: non cercarono l’essenza dell’arte antica ma ebbero un interesse di natura più nozionistica, al fine di acquisire i più svariati modelli di repertorio da utilizzare in composizioni e accostamenti diversi.
All’inizio del 1400 gli artisti a Roma erano praticamente tutti stranieri e i loro interventi erano ancora legati alla cultura dei luoghi di provenienza, senza quegli elementi e indirizzi condivisi che sorgeranno qualche anno dopo, dando vita alla “scuola romana” del Rinascimento.