La prima fase del Rinascimento arrivò più o meno fino agli anni trenta/quaranta del 1400, epoca di grandi sperimentazioni e di ricerca nella quale l’atmosfera culturale e artistica era entusiastica e vivace.
Il motore principale fu il tipo di approccio tecnico e pratico, in cui l’innovazione e i nuovi traguardi andavano di pari passo, non restando isolati.
La crescita del Rinascimento fu sostenuta in gran parte dall’iniziativa dei giovani artisti dell’epoca, i quali riprendevano e sviluppavano le nuove scoperte in una straordinaria spirale virtuosa di continuo miglioramento, che non aveva eguali in nessun’altra città d’Europa.
Spesso gli artisti si trovarono a confrontarsi faccia a faccia su temi analoghi, e fu questo un ulteriore fattore di sviluppo del nuovo linguaggio, che permise di raggiungere traguardi eccezionali. Accadde così per i due Crocifissi degli amici Brunelleschi e Donatello, oppure per le due cantorie del Duomo di Donatello e Luca della Robbia, o per gli affreschi di Masaccio e Masolino nella Cappella Brancacci.
La scultura fu la prima arte a creare un linguaggio innovativo, agevolata probabilmente dalla maggiore presenza di statue e rilievi antichi da cui trarre ispirazione. Entro gli anni venti del Quattrocento, Donatello aveva già elaborato un proprio stile originale, segnando il primo e deciso distacco dai linguaggi passati con sculture come il San Giorgio, il San Marco, il San Giovani Evangelista e le statue per il Campanile di Giotto.
Poco dopo fu l’architettura che, grazie a Filippo Brunelleschi, avviò il proprio ciclo di rinascita, con opere come la Sagrestia Vecchia, lo Spedale degli Innocenti, il Palagio di Parte Guelfa, la ristrutturazione di San Lorenzo e la Cappella dei Pazzi in Santa Croce.
Brunelleschi, con la probabile collaborazione dell’amico Donatello, fu anche l’artefice del nuovo metodo della prospettiva lineare centrica, che permise di trasporre in modo ottimale immagini a tre dimensioni su superfici piane, bidimensionali, dando spazio, profondità e volume alle rappresentazioni.
L’ultima arte ad avviare il suo rinnovamento fu la pittura, nella quale il giovane Masaccio fece in tempo a trasferire le innovazioni di stile, già sviluppate nelle altre discipline dagli amici Donatello e Brunelleschi, prima di morire prematuramente, a soli ventisette anni.
Nei pochi anni di attività Masaccio, spesso in collaborazione con Masolino da Panicale, realizzò opere fondamentali per il nuovo stile pittorico, come il Trittico di San Giovenale, il Trittico Carnesecchi, la pala Sant’Anna Metterza, gli affreschi nella Cappella Brancacci e l’affresco con la Trinità di Santa Maria Novella.