Beato Angelico, noto anche come Fra’ Angelico o Giovanni da Fiesole, è nato a Vicchio di Mugello nel 1400 circa, con il vero nome di Guidi di Pietro Trosini.
Nel 1418 circa, entrò in convento a San Domenico di Fiesole, dove prese i voti e iniziò la sua attività artistica.
Beato Angelico si formò sotto la scuola dei miniatori del convento di Santa Maria degli Angeli, ma sentì molto le influenze di altri artisti e correnti della sua epoca, caratterizzata da grande rinnovamento e fervore artistico. Sentì gli influssi di Lorenzo Monaco e fu in connessione con gli innovatori Brunelleschi, Ghiberti e Donatello.
Caratteristiche peculiari dell’arte dell’Angelico sono la purezza cristallina delle forme e dei colori, e la dolcezza d’ispirazione, tratti molto evidenti nei piccoli tabernacoli del museo di San Marco, in particolar modo nella Madonna della Stella. Non mancano iniziali riferimenti a Gentile da Fabriano e Masolino, con una virata decisa verso lo stile di Masaccio in un processo di formazione lento e molto profondo.
Queste caratteristiche si fanno sempre più nitide durante lo scorrere della vita dell’artista che, tra il 1418 e il 1455, anno della sua morte, produce una ricca serie di dipinti, affreschi e miniature oggi distribuita nei principali musei europei, americani e in alcune città italiane.
Le opere principali degli esordi dell’Angelico sono il San Girolamo, oggi a Princeton, il Trittico di San Pietro Martire, al Museo Nazionale di San Marco a Firenze, e la Pala di Fiesole per la chiesa di San Domenico, dove divenne frate.
Tra il 1429 e il 1438, mentre era al convento di San Domenico, dipinse molte opere. Tra queste citiamo il Giudizio Universale, i Quattro Reliquiari della Vergine e il Tabernacolo dei linaioli, custoditi al Museo Nazionale di San Marco. Realizzò anche la Deposizione, custodita sempre nel museo di San Marco, e la Pala di Perugia, oggi alla Galleria Nazionale dell’Umbria.
Tra il 1438 e il 1445, nel convento di San Marco a Firenze l’Angelico realizzò anche una magnifica serie di opere che divennero pietra miliare del Rinascimento, dando all’artista fama assoluta. Si tratta di affreschi e dipinti caratterizzati da eccezionale semplicità, chiarezza delle forme e conoscenza dei colori. La serie, custodita in più luoghi come lo stesso convento, il museo di San Marco e alcuni musei esteri, contiene capolavori come la Pala di San Marco, la Madonna delle Ombre, il Cristo Deriso, la Decapitazione dei Santi Cosma e Damiano e l’Annunciazione del corridoio nord, per culminare con la Crocifissione con i Santi della sala del Capitolo.
La fama raggiunta dall’Angelico lo fece chiamare anche dal papa a Roma, dove si recò nel 1445. In Vaticano affrescò una cappella andata distrutta intorno al 1540, e decorò la Cappella Nicolina con il ciclo di affreschi di San Lorenzo e Santo Stefano.
Nell’estate del 1447 si recò a Orvieto, per iniziare i lavori di decorazione della volta della cappella di San Brizio con Benozzo Gozzoli e altri artisti.
Intorno al 1450 Beato Angelico tornò in Toscana e fu priore di San Domenico di Fiesole. A questo periodo risalgono la Pala di Bosco ai Frati e le decorazioni dell’Armadio degli Argenti per la Santissima Annunziata di Firenze, commissionati da Piero de’ Medici.
Nel 1453 l’Angelico tornò a Roma ma il soggiorno fu breve, a causa dalla sua morte avvenuta nel febbraio del 1455. Venne sepolto nella chiesa di Santa Maria Sopra Minerva.
La qualifica di beato gli è stata conferita ufficialmente da papa Giovanni Paolo II nell’ottobre del 1982.