Il Rinascimento

Origini del termine

Il termine rinascita è una delle pochissime etichette storiografiche coniate in concomitanza con l’epoca che le ha prodotte, il termine chiaramente mirava a enfatizzare in maniera forzata l’originalità del nuovo modo di essere rispetto al passato.

Questo termine fu usato per la prima volta da Giorgio Vasari, nel suo trattato “Vite de’ più eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani”, per indicare un ciclo artistico che tornava alle forme romano-latine liberandosi da quelle greco-bizantine.

Il ciclo individuato da Vasari iniziava con Giotto, si affermava con Masaccio, Donatello e Brunelleschi, e raggiungeva il suo apice in Michelangelo, artista-genio capace addirittura di rivaleggiare con gli antichi, superandoli.

Il vero e proprio termine Rinascimento è attribuibile allo storico francese Jules Michelet, il quale lo usò nel 1855 per descrivere la “scoperta del mondo e dell’uomo” avvenuta, appunto, nel 1400.

L’immagine correlata al periodo storico post medioevale che il termine Rinascimento definisce è, quindi, dovuta agli studi storiografici dell’Ottocento.

Lo storico svizzero Jacob Burckhardt, nel 1860, approfondì e connotò ulteriormente il significato del termine Rinascimento, descrivendolo come quella fase storica che, dopo un lungo periodo di oscura decadenza, diede vita alla coscienza e all’umanità moderne.

Da questa descrizione fortemente connotativa risulta conseguenziale la tendenza al giudizio negativo comunemente espresso nei confronti del Medioevo.

Il termine Medioevo fu coniato proprio durante l’Umanesimo da Flavio Biondo, per definire la fase storica oscura e di regressione che precedeva quella nella quale lui viveva, che, al contrario, era contraddistinta da un rinnovato fervore creativo e dalla ripresa di studi e modelli della letteratura e della cultura classica della Grecia e della Roma antica.


Nessuna azione naturale si po' abreviare.
Leonardo da Vinci


La verità sola fu figliola del tempo.
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