Leonardo da Vinci

Primo periodo milanese (1482 – 1490)

Nel 1482 Leonardo andò a Milano, città già al tempo di grande rilievo.

Come testimoniano l’Anonimo Gaddiano e il Vasari, la partenza dell’artista fu spinta anche da Lorenzo il Magnifico, fautore della buona diplomazia con le altre signorie italiane tramite la diffusione dell’arte. I maestri fiorentini venivano, infatti, inviati in tutta Italia come rappresentanti del predominio artistico e culturale di Firenze.

Leonardo, quindi, ebbe il compito di portare al duca Ludovico il Moro un dono da parte dei Medici, una lira in argento, che il Vasari racconta costruita dallo stesso Leonardo, abilissimo anche nella musica. A Milano, infatti, partecipò a una gara musicale alla corte del Moro, «laonde superò tutti i musici, che quivi erano concorsi a sonare».

Leonardo decise di fermarsi a Milano, la città sicuramente lo ammaliava per la sua apertura alla scienza e alla tecnologia.

In quel periodo, infatti, Leonardo era probabilmente poco entusiasta dell’ambiente fiorentino. Stava iniziando una nuova fase della sua ricerca e non trovava stimoli nel contesto culturale neoplatonico della corte dei Medici, denso di filosofia e letteratura. L’arte del da Vinci si stava allontanando sempre più da quella degli artisti fiorentini, era incuriosito da altro.

A Milano, Leonardo si ambientò con fatica, oltre all’accoglienza non troppo calorosa della corte aveva difficoltà pratiche, soprattutto linguistiche, che gli impedivano di farsi capire nella lingua del popolo. Nei primi anni fu ospite dai fratelli Ambrogio e Giovanni De Predis, entrambi artisti.

Il primo incarico milanese di Leonardo fu una pala d’altare per la cappella nella chiesa di San Francesco Grande, nell’aprile del 1483. La commissione arrivò dal priore della Confraternita dell’Immacolata Concezione di Milano. Il contratto, alla stipula del quale presenziarono anche i De Predis, era completo in ogni dettaglio e descriveva l’opera come la pala della Vergine delle Rocce.

Terminata la Vergine delle Rocce si dedicò ad alcune Madonne. Una fu quella che il Moro volle donare al re d’Ungheria Mattia Corvino nel 1485, un’altra si presume sia la Madonna Litta, l’esecuzione della quale fu delegata in gran parte agli assistenti del maestro.

Durante il primo soggiorno Milanese, la ritrattistica fu un altro argomento molto ricorrente per Leonardo, che poté così esprimere ciò che aveva appreso durante gli studi anatomici di Firenze. Di suo particolare interesse erano i dettagli, i collegamenti tra fisionomia e “moti dell’animo”, cioè le emozioni di natura morale e psicologica che si riflettevano nell’aspetto esteriore del soggetto.

Il Ritratto di musico, conservato alla Pinacoteca Ambrosiana di Milano, è uno dei primi esempi di questa fase, e mostra un’attenzione quasi maniacale ai dettagli e all’aspetto psicologico espresso dallo sguardo sfuggente del soggetto.

Anche la Dama con l’ermellino, ritratto di Cecilia Gallerani commissionato dal duca Sforza e oggi custodito a Cracovia, mostra la nuova fase leonardesca. L’animale inserito nel dipinto, oltre a indicare il cognome della donna, simboleggia l’onorificenza dell’Ordine dell’Ermellino, che Ludovico il Moro ricevette nel 1488.

Nel 1489 Leonardo fu incaricato di realizzare le decorazioni per la festa nunziale di Gian Galeazzo Sforza e Isabella d’Aragona, nel palazzo Sforzesco, che, però, furono rimandate per la morte della madre della sposa.

Un’altra importante opera di questo periodo è il ritratto della Belle Ferronnière, dipinto nel 1490 e conservato al Louvre, raffigurante una dama che, con eleganza e signorilità, evita di incrociare lo sguardo dell’ipotetico osservatore.

La vera arte è dove nessuno se lo aspetta, dove nessuno ci pensa né pronuncia il suo nome. L'arte è soprattutto visione e la visione, molte volte, non ha nulla in comune con l'intelligenza né con la logica delle idee.
Jean Dubuffet
Un vaso rotto crudo si può riformare, ma il cotto no.
Leonardo da Vinci

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