Leonardo da Vinci

La fortuna critica del pittore

Molti intellettuali e storici hanno scritto di Leonardo, e unanimemente hanno giudicato il suo lavoro unico e irripetibile, assolutamente avanguardista per l’epoca, proprio per il suo approccio empirista ed estremamente realistico, così vicino e attento alla vera natura e alla forma delle cose e degli esseri viventi. Per comprendere il livello di stima nutrito nei confronti di Leonardo da Vinci e la sua importanza nello sviluppo del pensiero intellettuale occidentale, è sufficiente citare le considerazioni di alcune di queste personalità sull’opera leonardiana.

Giorgio Vasari, artista e storico dell’arte italiano del Cinquecento: «volle la natura tanto favorirlo, che dovunque è rivolse il pensiero, il cervello e l’animo, mostrò tanta divinità nelle cose sue che nel dare la perfezione di prontezza, divinità, bontade, vaghezza e grazia nessun altro mai gli fu pari».

Goethe, scrittore poeta e drammaturgo tedesco tra il 1700 e il 1800: «Leonardo si rivela grande soprattutto come pittore. Regolarmente e perfettamente formato, appariva, nei confronti della comune umanità, un esemplare ideale di essa. Come la chiarezza e la perspicacia dell’occhio si riferiscono più propriamente all’intelletto, così la chiarezza e l’intelligenza erano proprie dell’artista. Non si abbandonò mai all’ultimo impulso del proprio originario impareggiabile talento e, frenando ogni slancio spontaneo e casuale, volle che ogni proprio tratto fosse meditato e rimeditato».

Delacroix, artista e pittore francese dell’Ottocento: «giunge senza errori, senza debolezze, senza esagerazioni, e quasi d’un balzo, a quel naturalismo giudizioso e sapiente, lontano del pari dall’imitazione servile e da un ideale vuoto e chimerico. Cosa strana! Il più metodico degli uomini, colui che fra i maestri del suo tempo si è maggiormente occupato dei metodi di esecuzione, che li ha insegnati con tanta precisione che le opere dei suoi migliori allievi sono sempre confuse con le sue, quest’uomo, la cui maniera è così tipica, non ha retorica. Sempre attento alla natura, consultandola senza tregua, non imita mai sé stesso; il più dotto dei maestri è anche il più ingenuo, e nessuno dei suoi emuli, Michelangelo e Raffaello, merita quanto lui tale elogio».

Wölfflin, storico dell’arte svizzero tra il 1800 e il 1900: « il primo artista che abbia studiato sistematicamente le proporzioni nel corpo degli uomini e degli animali e si sia reso conto dei rapporti meccanici, nell’andare, nel salire, nel sollevare pesi e nel portare oggetti; ma anche quello che ha scoperto le più lontane caratteristiche fisionomiche, meditando coordinatamente sopra l’espressione dei moti dell’animo. Il pittore è per lui il chiaro occhio del mondo, che domina tutte le cose visibili».

Giulio Carlo Argan, critico d’arte e politico italiano del Novecento, dice che in Leonardo «tutto è immanenza. L’esperienza della realtà deve essere diretta, non pregiudicata da alcuna certezza a priori: non l’autorità del dogma e delle scritture, non la logica dei sistemi filosofici, non la perfezione degli antichi. Ma la realtà è immensa, possiamo coglierla solo nei fenomeni particolari […] e il fenomeno vale quando, nel particolare, manifesta la totalità del reale».

La fortuna critica di Leonardo non ha mai subito cambiamenti o flessioni.

L'arte più perfetta non sta troppo a calcolare, e l'arte elaborata non ha bisogno di star lì a ragionare, sia perché agiamo a somiglianza della natura, sia perché la natura agisce insieme con noi.
Giordano Bruno
Coll'amore dell'arte non si fa carriera!
Ambrogio Bazzero

Il Rinascimento

Il Rinascimento si sviluppò tra la fine del Medioevo e l’inizio dell’età moderna a partire da Firenze, in un arco di tempo iniziato dalla seconda metà del 1300 circa fino a tutto il XVI secolo, le differenze cronologiche secon...

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