S’ipotizza che Leonardo avesse una collezione di libri piuttosto vasta. Ciò si è dedotto attraverso gli scritti lasciati dal maestro e, soprattutto, dall’analisi dei codici vinciani, dalla quale si è ricavata almeno una parte dei testi posseduti e utilizzati dall’artista per i suoi studi.
In una nota del 1504, Leonardo dichiarava di avere più di cento libri, oltre a circa cinquanta raccolte di manoscritti: <<…venticinque piccoli, sedici più grandi, due maggiori, sei in carta pecora e uno con coverta di camoscio verde>>.
Leonardo lasciò la sua biblioteca in eredità al suo fedelissimo collaboratore e allievo Francesco Melzi. Immediatamente dopo la scomparsa del maestro, Melzi tornò a vivere nella casa di famiglia presso Vaprio d’Adda, vicino a Bergamo, e portò con sé la biblioteca, gli strumenti, i disegni e il guardaroba appartenuti a Leonardo. Dagli appunti di Leonardo, Melzi produsse il Trattato della Pittura, principale opera letteraria del maestro.
Vasari parla di una raccolta di manoscritti di Leonardo posseduta da un pittore milanese, riconoscibili dal fatto che erano scritti al rovescio, da destra a sinistra. Degli stessi manoscritti parlano anche l’Anonimo Gaddiano e Giovanni Paolo Lomazzo, pittore manierista italiano. Tutti sottolineano come il pittore milanese proprietario della raccolta, custodisse i documenti in modo molto attento, gelosamente.