Donatello è stato, a giudizio unanime della critica e già dei primi teorici dell’arte, uno dei padri del Rinascimento insieme a Brunelleschi e Masaccio.
Il suo contributo al rinnovamento dell’arte scultorea fu fondamentale, superando i limiti e i canoni del tardo gotico si confrontò apertamente con i modelli dell’arte romana classica, riuscendo a creare un espressionismo nuovo e denso d’inquietudine, come mostra il complesso di Giuditta e Oloferne.
Inventò lo stile dello stiacciato, visibile nell’Assunzione della Vergine, utilizzò le più svariate tecniche e molti materiali come marmo, bronzo, terracotta, pietra serena e legno.
Non mancò di dedicarsi anche al disegno, realizzando modelli per alcune vetrate del Duomo di Firenze, come l’Incoronazione della Vergine.
Una delle sue più grandi doti fu quella di saper dare umanità e un forte significato al dramma psicologico dei suoi soggetti; la grande energia e vitalità della sua personalità, spesso trattenute, erano completamente esplicitate dalle sue opere.
Il suo stile era decisamente rivoluzionario per l’epoca, anche confrontato con quello degli altri padri del Rinascimento, come accadde per il Crocifisso di Santa Croce a Firenze, definito “contadino” dall’amico Brunelleschi.
Brunelleschi non gradì nemmeno le decorazioni della Sagrestia Vecchia di San Lorenzo, che egli stesso aveva realizzato tra il 1420 e il 1428. Per lui, le decorazioni di Donatello intaccavano la purezza e la linearità rappresentativa di cui era fautore, e molti ritengono che la fine dell’amicizia e della collaborazione tra i due maestri sarebbe stata causata proprio da questa divergenza stilistica.
La sofferenza visibile nei corpi sfigurati delle ultime sculture di Donatello, come la Maddalena Penitente, scatenò le critiche dei suoi contemporanei. La sua opera fu pienamente compresa e rivalutata solo nel 1900, accrescendo ulteriormente l’importanza che il padre del Rinascimento ebbe nell’evoluzione dell’arte della scultura.