Dal 1443 Donatello fu a Padova, dove si fermò ed esercitò la sua arte per dieci anni. Secondo Vasari, l’artista fu chiamato per realizzare una statua in memoria del condottiero Gattamelata, morto nello stesso anno, ma non è certo che questa sia la vera ragione del trasferimento.
Padova era artisticamente meno rilevante di Firenze, ma era la sede di una grande università, ed era molto moderna già alla fine del XIV secolo, pronta ad accogliere fin da subito le istanze dell’umanesimo di matrice fiorentina.
Cento anni prima un altro famoso fiorentino, Giotto, aveva realizzato a Padova la Cappella degli Scrovegni e, sempre prima di Donatello, erano stati numerosi gli artisti toscani presenti e attivi nella città veneta. In particolare, tra il 1430 e il 1450 vi soggiornarono Filippo Lippi, Paolo Uccello e lo scultore Niccolò Baroncelli.
La prima opera padovana di Donatello fu il Crocifisso della Basilica del Santo, meravigliosa opera prodotta tra il 1444 e il 1447.
Poco dopo realizzò l’altare della Basilica del Santo, con sette statue a tutto tondo, tra le quali Sant’Antonio da Padova e San Ludovico, e quasi venti rilievi, tra cui la Deposizione di Cristo, scolpita su pietra calcarea, e il Miracolo del neonato che parla. Oggi nella basilica è presente una ricomposizione dell’opera, effettuata da Camillo Boito nel 1895 dopo la scomposizione dell’altare di Donatello del 1591, causata da lavori di restauro nella basilica.
Il 1446 è, probabilmente, il vero anno della commissione per la realizzazione del Monumento equestre al Gattamelata, al secolo Erasmo da Narni. La statua in bronzo, completata nel 1453, venne posizionata nella piazza antistante la basilica del Santo.
La commissione arrivò probabilmente dagli eredi del capitano di ventura, morto nel 1443, e l’opera fu concepita come monumento funebre volto a celebrare la fama del condottiero deceduto, ma non doveva contenere le sue spoglie. Quindi, trattandosi di un monumento funebre puramente commemorativo, ossia un cenotafio, ci volle del tempo perché iniziassero i lavori, poiché occorreva il nullaosta preventivo del Senato veneto.
Per il progetto della statua equestre, Donatello si ispirò quasi sicuramente ai modelli classici: il condottiero fissa un punto lontano seduto in sella con le gambe tese sulle staffe. Tiene il bastone del comando in mano e la spada nel fodero, entrambi in posizione obliqua. Gli elementi obliqui si contrappongono alla linea orizzontale del cavallo e a quella verticale del condottiero, creando un evidente senso di movimento in avanti.
Il Monumento equestre al Gattamelata fece da prototipo per tutti i monumenti equestri successivamente eretti in Italia, allargando poi la sua influenza all’Europa occidentale e al resto del mondo fino al Novecento.