Uno degli aneddoti più particolari su Donatello è quello riguardante il Crocifisso “contadino” di Santa Croce a Firenze, che il Vasari racconta essere stato al centro di una competizione artistica con Brunelleschi.
Dopo aver visto la scultura lignea di Donatello, Brunelleschi ironizzò con l’amico, accusandolo di aver messo in croce un “contadino” e di aver dimenticato la solennità e la bellezza proporzionale necessaria alla rappresentazione di un soggetto così sacro.
Donatello, ferito nell’orgoglio dalle parole di Brunelleschi, lo sfidò a fare di meglio. Brunelleschi accettò la sfida in silenzio e, con alcuni mesi di lavoro, scolpì il Crocifisso di Santa Maria Novella, impostandolo secondo una studiata gravitas e conferendo al corpo del Cristo una perfezione quasi assoluta.
Successivamente invitò Donatello a casa per un pasto tra amici e, con uno stratagemma, si fece precedere all’abitazione. Donatello, giunto nella casa di Brunelleschi, vide il Crocifisso e rimase senza parole, talmente colpito dalla perfezione della scultura da lasciar cadere le vettovaglie che stava portando per il pasto con l’amico.
Quando Brunelleschi giunse a casa, chiese ironicamente a Donatello cosa avrebbero mangiato, dato che il cibo era finito in terra, e Donatello rispose che lui era sazio, e aggiunse che a lui non era più concesso di fare contadini, e all’amico di fare Cristi.
A parte l’aneddoto in se, il confronto tra i due crocifissi è una dimostrazione emblematica delle enormi differenze personali, di indole e di sensibilità che esistevano tra i due padri del Rinascimento fiorentino, i quali, nonostante la comunanza d’intenti, avevano concezioni artistiche assolutamente personali e distanti tra loro, spesso opposte.