Il numero di statue lasciate allo stato di non-finito da Michelangelo è tale da rendere improbabile che l’artista fosse stato costretto a interrompere le lavorazioni per cause esterne. Appare più logico, invece, che abbia deciso di sua volontà di non completarle.
Il non-finito, introdotto proprio da Michelangelo, può trovare spiegazioni inerenti gli aspetti caratteriali dell’artista, come il tormento, l’incostanza o la perdita d’interesse per le opere iniziate e la voglia di intraprendere una nuova sfida con la pietra.
Un’ulteriore spiegazione potrebbe essere il cambio di idea di Michelangelo in corso d’opera, che potrebbe averlo costretto a interrompere le lavorazioni per l’impossibilità di adattare le forme appena ottenute alle nuove esigenze che in lui nascevano man mano che eseguiva le scolpiture, come per la Pietà Rondanini.
Vi sono però anche motivazioni stilistiche, che vedono nel non-finito una nuova forma di espressione artistica.
Le statue incompiute sembrano lottare contro il marmo per emergere, come nei Prigioni, oppure mostrano contorni sfocati per differenziare l’uso dello spazio, come nel Tondo Pitti. In alcuni casi sembra vogliano assumere il carattere di universalità del soggetto perdendo tratti somatici definiti, come per le Allegorie nelle tombe dei Medici.