Michelangelo

La scultura di Michelangelo

Michelangelo usò sempre i colori naturali della pietra, senza arricchirli con dorature o colorazioni. Per il maestro, il materiale principe era il marmo, in particolare quello di Carrara, con il quale realizzò il suo primo capolavoro, la Pietà Vaticana.

Definendosi artista “del levare” e non “del mettere”, per Michelangelo il blocco di marmo andava scolpito affinché potesse liberare la statua che vi era imprigionata dentro. Forse anche per questo non si dedicava molto alla scultura con altri materiali come il bronzo o il legno.

A Carrara, Michelangelo, consapevole del proprio talento e delle opportunità di guadagno che da esso potevano sorgere, acquistava non solo i marmi per le opere commissionate ma anche altri blocchi, che avrebbe utilizzato per opere prodotte di sua iniziativa, assumendo così un approccio imprenditoriale verso la sua arte.

Il metodo produttivo di Michelangelo non era sempre lineare, cosa che lo accumuna ad altri artisti geniali.

Ciononostante si possono identificare sei fasi, anche se non sempre tutte eseguite.

Prima fase: lo studio preparatorio. Michelangelo disegnava i bozzetti per fissare l’idea della statua che voleva realizzare, e spesso li usava per dare istruzioni ai cavatori, affinché comprendessero bene il tipo di blocco che l’artista necessitava. In alcuni casi sembra eseguisse anche dei modelli in cera o argilla. Con il crescere della sua abilità e maturità artistica, Michelangelo iniziò a saltare la fase preparatoria a vantaggio di un attacco più impulsivo alla pietra, suscettibile di modifiche in corso d’opera.

Seconda fase: la preparazione del blocco. Con un carboncino, a volte con dei forellini veri e propri, Michelangelo disegnava sul marmo la sagoma della vista frontale della statua e iniziava a togliere materiale con l’uso della “cagnaccia”.

Terza fase: la sbozzatura. Era la prima scolpitura della veduta principale della statua nella pietra, che iniziava così ad assumere le forme e i volumi immaginati dall’artista. Per la sbozzatura si serviva di un mazzuolo e di un grosso scalpello a punta, la “subbia”.

Quarta fase: la scolpitura vera e propria, con la quale Michelangelo iniziava a creare profondità e forme, tramite scalpelli dentati come il “calcagnuolo” e la “gradina”. Osservando le opere non-finite, si presume che Michelangelo preferisse la “gradina”, forse per la sua maggiore gentilezza nei confronti del marmo e della statua in esso imprigionata.

Quinta fase: la livellatura, effettuata con uno scalpello piano per eliminare i segni della gradina quando questi erano troppo evidenti.

Sesta fase: la rifinitura, con la quale Michelangelo, o spesso i suoi assistenti, procedeva alla levigatura della statua con limature, pietra pomice, raschietti e batuffoli di paglia. La rifinitura produce la lucentezza straordinaria ammirabile nella Pietà Vaticana, e rappresenta un sensibile passo in avanti rispetto alla granulosità delle opere degli scultori quattrocenteschi.

Osservando le opere non finite di Michelangelo, emerge chiaramente come non rispettasse la sequenzialità delle fasi nella lavorazione di un’opera. Attuava contemporaneamente le diverse fasi operative in varie parti della statua, avendo così diversi stati di avanzamento nella stessa opera.

L'artista deve fare in modo che la posterità creda ch'egli non abbia vissuto.
Gustave Flaubert
Chi biasima la somma certezza delle matematiche si pasce di confusione, e mai porrà silenzio alle contradizioni delle sofistiche scienzie, colle quali s'impara uno eterno gridore.
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Il Rinascimento si sviluppò tra la fine del Medioevo e l’inizio dell’età moderna a partire da Firenze, in un arco di tempo iniziato dalla seconda metà del 1300 circa fino a tutto il XVI secolo, le differenze cronologiche secon...

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