Raffaello

Raffaello e Michelangelo

Raffaello e Michelangelo hanno avuto diverse occasioni di confronto, data anche la ridotta differenza di età e la contemporanea presenza a Roma a partire dal 1508.

Forse perché più giovane, Raffaello ha sempre dimostrato un grande interesse per l’arte di Michelangelo, dalla quale venne anche influenzato.

Il trasferimento a Firenze del ventunenne Raffaello fu proprio dettato dalla volontà di vedere le innovative opere di Michelangelo, come i cartoni degli affreschi nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio.

Raffaello studiò con attenzione anche il colossale David, capolavoro che Michelangelo aveva da poco scolpito e che il Sanzio riprodusse su alcuni particolareggiati disegni.

In alcuni dipinti che Raffaello eseguì a Firenze tra il 1505 e il 1508, si individuano affinità con opere di Michelangelo, come nella Madonna Bridgewater o nella Sacra Famiglia Canigiani.

Quando Raffaello si trasferì a Roma nel 1508, la contemporanea presenza di Michelangelo fece nascere un’accesa competizione tra i due geni.

La rivalità, generata anche dall’esigenza di aggiudicarsi le ricche commissioni della corte papale, diede vita a due veri e propri schieramenti. Bramante, deciso a ostacolare l’ascesa di Michelangelo, si schierò dalla parte del conterraneo Raffaello. Altri artisti, invece, si misero da quella di Michelangelo, come fece Sebastiano del Piombo, altro quotato pittore alla corte vaticana.

Uno dei più noti momenti di confronto fu generato dalle due pale d’altare che il cardinale Giulio de Medici commissionò verso la fine del 1516 a Raffaello e Sebastiano del Piombo. Per aiutare l’amico a primeggiare nella competizione artistica contro Raffaello, Michelangelo disegnò i cartoni di alcune parti della pala della Resurrezione di Lazzaro di Sebastiano del Piombo. I due amici tentarono anche di ritardare la consegna del loro lavoro, per attendere di vedere prima la pala di Raffaello.

Sfortunatamente il Sanzio non fece in tempo a completare la sua pala della Trasfigurazione. I lavori procedettero a rilento e il maestro morì prima di ultimare la splendida opera, in seguito completata dai suoi collaboratori.

Nonostante la rivalità, Raffaello guardava con interesse le opere di Michelangelo, e viceversa.

Negli affreschi delle stanze vaticane, ad esempio, Raffaello inserì molti riferimenti diretti all’arte michelangiolesca, oltre a riprodurre il rivale nell’affresco della Scuola di Atene della Stanza della Segnatura, nelle vesti di Eraclito.

Anche Michelangelo mostrò interesse verso l’opera di Raffaello, come avvenne per il Profeta Isaia, affresco che il Sanzio realizzò nella Basilica di Sant’Agostino in Campo Marzio a Roma e che venne apertamente lodato dal Buonarroti.

Un altro aneddoto, che molti considerano leggenda, racconta che durante i lavori agli affreschi di Villa Farnesina, Michelangelo, approfittando dell’assenza di Raffaello, andò a trovare l’amico Sebastiano del Piombo, anche lui al lavoro nella villa. Nell’ammirare l’opera del Sanzio, che stava affrescando il Trionfo di Galatea, Michelangelo cedette alla tentazione di disegnare, su una lunetta, una bellissima grande testa con un carboncino. Appena rientrato nella villa, Raffaello si accorse subito del disegno aggiunto dal Buonarroti. La cosa lo fece adirare non poco ma, avendo capito che solo la mano di un grande maestro come Michelangelo poteva aver fatto quel disegno così bello e perfetto in così poco tempo, decise di non cancellarlo e diede disposizioni ai collaboratori affinché fosse lasciato intatto e conservato così com’era, dove ancora oggi si può ammirare.

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