Raffaello

Il confronto con Michelangelo (1514-1515)

A marzo del 1513 fu eletto papa Leone X, successore di Giulio II. Era questo il periodo in cui Michelangelo era a Roma, avendo da poco ultimato il capolavoro nella Volta della Cappella Sistina, e il confronto con Raffaello si manifestò in varie forme.

Il nuovo pontefice confermò a Raffaello tutti gli incarichi, affidandogli anche nuovi compiti.

I lavori negli appartamenti Vaticani proseguirono e Raffaello decorò la terza stanza, dedicandola alla celebrazione del committente Leone X, chiamata Stanza Dell’Incendio Di Borgo dal nome di uno degli affreschi dipinti dal maestro.

La contemporanea presenza di Michelangelo e degli straordinari affreschi della Sistina, influenzarono sensibilmente l’arte di Raffaello al punto da mutarne lo stile.

Nell’affresco dell’Incendio di Borgo, il movimento vorticoso e la plasticità delle figure richiamano lo stile michelangiolesco, sebbene rivisto con la monumentalità, la grazia e l’armonia tipiche di Raffaello, che ha così generato un nuovo “classicismo”. Per raffigurare Leone IV, protagonista della scena rappresentata, Raffaello usa il volto del Papa committente, Leone X, cosa che fa anche negli altri tre affreschi, raffiguranti la Battaglia di Ostia, l’Incoronazione di Carlo Magno e la Giustificazione di Leone III.

Dei quattro affreschi dipinti nella terza stanza solo quello dell’Incendio di Borgo è stato realizzato quasi interamente da Raffaello. Gli altri tre affreschi furono realizzati prevalentemente dai suoi allievi. In questo periodo, infatti, l’artista era molto preso dallo studio sulle evoluzioni dei temi della ritrattistica e delle pale d’altare, e doveva anche gestire i nuovi incarichi che il pontefice gli aveva affidato.

Nell’agosto del 1514, dopo la morte del Bramante, Raffaello venne nominato sovrintendente del cantiere della Basilica di San Pietro. Ebbe, inoltre, il compito di disegnare dieci arazzi, voluti da Leone X per lasciare un segno nello straordinario capolavoro della Cappella Sistina commissionato dal suo predecessore.

Gli arazzi di Raffaello, oggi conservati presso la Pinacoteca Vaticana, erano destinati a essere appesi nella fascia inferiore della cappella in occasione nelle cerimonie più importanti. Furono realizzati a Bruxelles sui cartoni preparatori disegnati dall’artista, sette dei quali sono conservati al Victoria and Albert Museum di Londra. Anche in questo caso Raffaello aggiornò il suo stile assimilando i modi di Michelangelo. Vinse anche le difficoltà che gli arazzi comportavano, come la ridotta varietà cromatica e il minor dettaglio delle tessiture, e la necessità di disegnare i cartoni in modo speculare rispetto al risultato finale desiderato.

I due geni del Rinascimento si confrontarono direttamente anche in architettura. Nel 1515, infatti, Raffaello e Michelangelo parteciparono alla gara per il rifacimento della facciata di San Lorenzo a Firenze, vinta da Michelangelo con un grandioso e innovativo progetto che, però, non fu realizzato.

Il confronto con Michelangelo proseguì nel 1516, quando il cardinale Giulio de’ Medici commissionò a Raffaello e a Sebastiano del Piombo, importante pittore presente a Roma e amico di Michelangelo, due pale d’altare per la cattedrale di Narbonne.  Per la sua pala, Sebastiano del Piombo decise di rappresentare la Resurrezione di Lazzaro, e Michelangelo, spinto dalla rivalità con Raffaello, lo aiutò nel disegno del cartone. I due amici tentarono anche di ritardare la consegna per vedere prima la pala realizzata dal Sanzio. Raffaello decise di rappresentare la Trasfigurazione in un modo del tutto innovativo, ma procedette a rilento e non fece in tempo a completare l’opera. Il dipinto, oggi conservato nella Pinacoteca Vaticana, fu completato da Giulio Romano dopo la morte di Raffaello.

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