Niccolò Machiavelli

Il ritorno agli incarichi ufficiali (1520 – 1524)

Dal 1520 le cose per Machiavelli si misero meglio.  Dopo la morte di Lorenzo de’ Medici, avvenuta nel 1519, la diffidenza della potente famiglia fiorentina nei suoi confronti si attenuò in maniera evidente.

Nel marzo del 1520, grazie alla raccomandazione di Lorenzo Strozzi, Machiavelli fu ricevuto da Giulio de’ Medici e, di lì a poco, tornò ad essere chiamato a svolgere incarichi ufficiali.

Nello stesso periodo venne messa in scena a Firenze la Mandragola. Definita da molti la migliore commedia del Rinascimento, racconta lo scherzo che il parassita Ligurio giocò ai danni dello sciocco signorotto Nicia. In realtà, tramite la commedia Machiavelli mostra la raffigurazione grottesca di un mondo dove la razionalità e la scaltrezza dei dileggiatori mettono in ridicolo le “regole” della politica.

Sempre nel 1520 Machiavelli fu inviato a Lucca per tutelare gli interessi economici fiorentini, durante questo soggiorno compose un Sommario delle cose di Lucca e la Vita di Castruccio Castracani, un esercizio di prosa storica. Nello stesso anno fu convocato per comporre gli annali fiorentini e sbrigò altre incombenze politico-letterarie.

Nel 1521 Machiavelli svolse una missione per conto degli Otto di Pratica, al capitolo dei Frati minori di Carpi. Durante il soggiorno modenese rafforzò l’amicizia e intensificò i rapporti con Francesco Guicciardini, in quegli anni governatore di Modena; tra i due iniziò un interessante scambio epistolare, di grande vivacità letteraria e finezza psicologica. Nello stesso anno venne stampato a Firenze L’arte della guerra, dedicato a Lorenzo Strozzi.

Mentre proseguiva la stesura degli annali fiorentini, Machiavelli intervenne anche in merito al dibattito sulla nuova costituzione di Firenze, che si concluse bruscamente poco dopo per via della congiura antimedicea organizzata da Zanobi Buondelmonti e Luigi Alamanni.

Machiavelli, che in passato ebbe stretti rapporti con i congiurati, incontrò parecchi problemi a causa della congiura e fu quasi sospettato di complicità.

Per evitare ulteriori problemi, tornò a dedicarsi all’opera letteraria e nel giugno del 1525 presentò gli otto libri delle storie fiorentine a Papa Clemente VII, al secolo Giulio de’ Medici. I libri trattavano la storia di Firenze dalla fondazione al 1492, passando per gli scontri tra guelfi e ghibellini e l’affermazione dei Medici. Machiavelli raccontò la sua città come divisa dall’interno, dalla partigianeria, aspetto che contrastava nettamente con la solidità di Roma antica da lui spesso presa ad esempio.

Al 1524 dovrebbe risalire il Dialogo sul fiorentinismo di Dante, e nel 1525 venne rappresentata a Firenze la Clizia, una commedia amorosa in prosa scritta da Machiavelli e basata sulla Casina di Plauto.

L' arte è esperienza di univeralità. Non può essere solo oggetto o mezzo. È parola primitiva, nel senso che viene prima e sta al fondo di ogni altra parla. È parola dell'origine, che scruta, al di là dell'immediatezza dell'esperienza, il senso primo e ultimo della vita.
Papa Giovanni Paolo II
Chi non raffrena la volontà colle bestie s'accompagni.
Leonardo da Vinci

Il Rinascimento

Il Rinascimento si sviluppò tra la fine del Medioevo e l’inizio dell’età moderna a partire da Firenze, in un arco di tempo iniziato dalla seconda metà del 1300 circa fino a tutto il XVI secolo, le differenze cronologiche secon...

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