Leonardo da Vinci

Ultima Cena

Refettorio del Convento di Santa Maria delle Grazie, Milano
Anno: 1494-1498
Tipo: dipinto
Tecnica: tempera grassa
Supporto: intonaco su parete
Dimensioni: cm 880 x 460

L’Ultima Cena di Leonardo da Vinci è l’immagine più famosa della cena che Gesù ebbe con gli apostoli prima del tradimento di Giuda.

Si tratta di un imponente pittura di oltre quaranta metri quadrati che il genio toscano ha realizzato su una parete del Refettorio del Convento di Santa Maria delle Grazie a Milano.

La commissione per l’opera giunse da Ludovico il Moro intorno al 1494, e fu un sollievo per il deluso Leonardo, che aveva speso invano oltre dieci anni per progettare il mai realizzato Monumento Equestre a Francesco Sforza.

Matteo Bandello, novelliere che conosceva molto bene Leonardo, scrisse di averlo visto svariate volte «la matina a buon’hora a montar sul ponte, perché il Cenacolo è alquanto da terra alto; soleva dal nascente Sole sino all’imbrunita sera non levarsi mai il pennello di mano, ma scordatosi il mangiare et il bere, di continovo dipingere. Se ne sarebbe poi stato dui, tre e quattro dì, che non v’averebbe messo mano, e tuttavia dimorava talhora una o due ore al giorno e solamente contemplava, considerava et essaminando tra sé, le sue figure giudicava. L’ho anco veduto, secondo che il capriccio o ghiribizzo lo toccava, partirsi da mezzogiorno, quando il Sole è in Lione, da Corte Vecchia ove quel stupendo Cavallo di terra componeva, e venirsene dritto a le Gratie: et asceso sul ponte pigliar il pennello, et una o due pennellate dar ad una di quelle figure e di subito partirse et andare altrove».

Con l’Ultima Cena Leonardo cambiò in maniera radicale l’iconografia tradizionale, la quale di norma rappresentava Giuda da solo su un lato del tavolo. Il maestro, invece, scelse di rappresentarlo accanto agli altri commensali, sullo stesso lato e rivolto allo spettatore.

Leonardo prese spunto dalla tradizione fiorentina dei cenacoli dandone una reinterpretazione personale, concentrando grande carica sul momento in cui Cristo afferma «Qualcuno di voi mi tradirà», enfatizzando i “moti dell’animo” degli apostoli, turbati dall’esclamazione. Gli apostoli sono rappresentati a gruppi di tre, mentre Gesù Cristo è al centro, in posizione isolata.

La nota scarsa dimestichezza di Leonardo con l’affresco, dovuta alla pennellata decisa e rapida richiesta dai veloci tempi di asciugatura dell’intonaco, lo spinse ad adottare una tecnica mista, tempera e olio su due strati d’intonaco, per rallentare le fasi di esecuzione dell’opera e lavorare secondo il suo metodo.

L’ambiente umido del refettorio si rivelò poco adatto alla tecnica pittorica adottata da Leonardo, l’opera cominciò a deteriorarsi molto presto. Nel 1517 Antonio de Beatis segnalò le prime perdite di colore. L’opera fu sottoposta a restauri e ridipinture quasi da subito ma non ebbe vita facile, specie a causa delle guerre e delle occupazioni straniere.

Fortunatamente le numerose copie realizzate dagli ammiratori di Leonardo hanno permesso di tramandare ai posteri i colori e l’effetto scenografico dell’opera originale.

L’Ultima Cena è stata risistemata, nei limiti del possibile, col restauro concluso nel 1999.

Con l’altro celebre dipinto di Leonardo, la Gioconda, l’Ultima Cena è anche al centro dell’intrigo raccontato da Dan Brown ne Il Codice da Vinci. Nel romanzo, divenuto anche un famoso film, i due dipinti nascondono segreti messaggi sulla vera natura terrena di Gesù e sull’esistenza di una sua discendenza, messaggi che Leonardo avrebbe voluto lasciare ai posteri.

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