Raffaello

Nuove commissioni a Roma (1511-1514)

Gli affreschi nelle due stanze papali accrebbero enormemente la fama di Raffaello, procurandogli nuove importanti commissioni.

Nel 1511 affrescò il Profeta Isaia nella Basilica di Sant’Agostino in Campo Marzio, su commissione del lussemburghese Johan Goritz.

Anche Agostino Chigi, ricchissimo banchiere di origine senese, lo chiamò per decorare la sua nuova villa urbana appena realizzata da Baldassarre Peruzzi, un’opera architettonica rinascimentale tra le più imitate, in seguito chiamata Villa Farnesina.

Raffaello lavorò alla villa in diverse occasioni. Nel 1511 eseguì il Trionfo di Galatea, straordinario affresco di ispirazione classica. Nel 1518 realizzo l’affresco della Loggia di Amore e Psiche e progettò le decorazioni della stanza da letto con le Storie di Alessandro e Roxane, realizzate successivamente dal Sodoma. Durante i lavori, Raffaello aveva il permesso di ospitare nella villa una ragazza, della quale si era innamorato e che avrebbe ritratto nel celebre dipinto La Fornarina.

Nel 1514, sempre per la famiglia Chigi, Raffaello dipinse, in Santa Maria della Pace, l’affresco delle Sibille e Angeli e progettò la Cappella Chigi in Santa Maria del Popolo, definendo struttura, decorazioni e, probabilmente, disegnando anche le sculture eseguite dal Lorenzetto, completate nel 1600 dal Bernini.

Nei primi anni romani, Raffaello si dedicò anche ad altri temi, introducendo grandi innovazioni nella ritrattistica, nelle pale d’altare e nella Madonna con Bambino.

Nel 1510 dipinse il Ritratto di Cardinale, conservato al museo del Prado di Madrid, ispirandosi alla Gioconda di Leonardo per postura e posizione del soggetto, ma annullando lo sfondo per conferirgli un complessivo atteggiamento aristocratico e distaccato.

Le innovazioni di Raffaello si accentuarono nel ritratto di Giulio II, realizzato in due copie nel 1511 e nel 1512, oggi conservate agli Uffizi e al National Gallery di Londra. Il punto di vista dell’osservatore si alza, come se fosse in piedi al cospetto del pontefice seduto; l’atteggiamento malinconico e pensieroso del papa, che testimonia la delicata situazione politica del momento, inserisce l’aspetto psicologico, assoluta novità per la ritrattistica ufficiale dell’epoca.

Nel 1515 dipinse il Ritratto di Bindo Altoviti, oggi conservato Washington.

Per quanto riguarda le pale d’altare, Raffaello creò un crescente e profondo coinvolgimento dello spettatore.

Nella Pala della Madonna di Foligno, del 1511, conservata nella Pinacoteca Vaticana, la tradizionale struttura è superata dai collegamenti tra parte superiore e inferiore, fatti con atteggiamenti e sguardi dei soggetti.

Nella Madonna Sistina del 1513, conservata a Dresda, Raffaello compie un ulteriore passo in avanti. Maria, scalza e senza aureola, si muove verso lo spettatore circondata da un’aurea luminosa, mentre lo sguardo e i gesti dei due santi sono rivolti all’esterno della pala, quasi a chiamare lo spettatore. Celebri sono i due angioletti posti alla base della pala.

Il punto di arrivo dell’evoluzione delle pale d’altare è l’Estasi di santa Cecilia, del 1514, conservata alla Pinacoteca Nazionale di Bologna. La santa, presa dall’estasi divina, rinuncia alla passione terrena, rappresentata da vecchi strumenti musicali posti ai suoi piedi, in favore della musica celestiale del coro degli angeli.

Sul tema della Madonna col Bambino, Raffaello raggiunge in questo periodo l’apice della perfezione formale e della rappresentazione naturale dei sentimenti materni, dipingendo, tra il 1511 e il 1514, la Madonna D’Alba, conservata a Washington, la Madonna della Seggiola, oggi alla Galleria Palatina di Firenze, e la Madonna della Tenda, conservata a Monaco.

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