Michelangelo

La Cappella Sistina (1508-1512)

Dopo la riconciliazione con Giulio II, nel 1508 Michelangelo venne chiamato a Roma per una nuova e importante impresa: il Papa aveva deciso di affidargli il rifacimento delle decorazioni della volta della Cappella Sistina che, causa assestamenti delle mura, erano andate parzialmente distrutte.

Michelangelo non accolse con piacere la proposta del Papa. Si sentì umiliato, e il suo genio sottovalutato dalla richiesta di operare nella pittura, da lui ritenuta un’arte inferiore a quella della scultura. Inoltre, l’artista non aveva una bella opinione della Sistina, all’epoca decorata con un cielo blu tempestato di stelle dorate, che disprezzava a tal punto da definirla “un granaio”.

Dopo non poche polemiche il Papa riuscì a convincerlo, sfidandolo proprio a trasformare quel “granaio” nel più strabiliante Gioiello del Vaticano.

Anche per questa opera Michelangelo incontrò le resistenze degli altri artisti della corte papale, che tentarono di ostacolarlo evidenziando proprio la sua scarsa dimestichezza con la pittura, resa ancor più complicata dalla tecnica dell’affresco. Fortunatamente Giulio II non cedette alle pressioni e confermò l’incarico a Michelangelo.

Il primo progetto della volta prevedeva dodici apostoli sui capitelli e decorazioni geometriche nel campo centrale, come testimoniato da due disegni conservati a Londra e Detroit.

Non soddisfatto del progetto, Michelangelo ottenne l’autorizzazione ad ampliare il programma narrativo, per rappresentare il mistero della Creazione di Dio sino all’incarnazione del Cristo. Decise così di raccontare gli eventi della Genesi disposti in sequenza cronologica, i passi del Vangelo di Matteo inerenti gli avi di Cristo, e i brani della Bibbia relativi al popolo eletto.

Il lavoro fu di indubbia difficoltà, sia per la scarsa illuminazione della volta, sia per la posizione supina che l’artista doveva assumere per dipingere verso l’alto. Inoltre, i ritardi nei pagamenti dei compensi e problemi economici della sua famiglia, resero Michelangelo insoddisfatto e perennemente irrequieto.

Così decise di interrompere i lavori per un po’ e, quando li riprese, potendo osservare la sua opera dal basso senza i ponteggi che ne limitavano la visione complessiva, decise di mutare lo stile verso una maggiore dimensione ed essenzialità dei soggetti ritratti, isolandoli dai paesaggi circostanti.

L’abilità dell’artista fece in modo che la variazione di stile non fosse per nulla visibile. Al contrario, tutte le immagini furono perfettamente raccordate e armonizzate in un’unica grande composizione, grazie anche all’uso di un solo colore molto acceso che fungeva da raccordo, recentemente riportato alla luce grazie ai restauri conclusi nel 1994.

Per la terza volta Michelangelo consegnò alla storia un capolavoro assoluto, in una disciplina a lui poco gradita, l’affresco, che annoverava già grandi maestri come lo stesso Ghirlandaio, presso il quale era stato giovane garzone.

L’affresco della Cappella Sistina fu inaugurato nel novembre del 1512, pochi mesi prima della morte del committente Giulio II. Tutti gli osservatori rimasero colpiti dalla grandiosità dell’opera e la fama artistica di Michelangelo divenne così totale e indiscussa, anche nella pittura.

L'arte, in certe circostanze, scuote gli animi mediocri, e interi mondi possono essere rivelati loro dai suoi interpreti più grossolani.
Gustave Flaubert
La paura nasce più tosto che altra cosa.
Leonardo da Vinci

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Il Rinascimento si sviluppò tra la fine del Medioevo e l’inizio dell’età moderna a partire da Firenze, in un arco di tempo iniziato dalla seconda metà del 1300 circa fino a tutto il XVI secolo, le differenze cronologiche secon...

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